In Sicilia 55 mila casi di Alzheimer: la Karol adotta il metodo protesico
Ricostruire un ambiente familiare, che rievoca il suo passato, i ricordi e gli affetti per non perdere la propria identità e cercare di tenere viva la memoria nonostante la malattia. È il “metodo protesico”, la nuova frontiera di terapia psicologica utilizzata per curare i pazienti malati di Alzheimer, che è stata illustrata nel corso di un incontro promosso e organizzato dal Gruppo Karol, in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer, che ha visto la partecipazione del presidente della Karol, Marco Zummo, del direttore sanitario Linda Scalisi, del direttore della struttura Sergio La Bruna e dell’assistente sociale Roberta Peri. Un metodo rivoluzionario sul fronte della terapia che è stato adottato per la prima volta proprio dalla Karol, dove ogni stanza del paziente viene allestita con elementi che rievocano il loro vissuto.
C’e’ il caso di un ex giocatore del Palermo, per esempio, che oggi ha ottantatre anni, nella cui stanza è stato creato un angolo con figurine dei giocatori, magliette e altri gadget rosanero utilizzati per stimolare la memoria. O ancora il caso di una sarta, a cui sono stati consegnati ago e filo e metro per prendere le misure degli abiti. Ma non solo in struttura c’è anche un giardino da far coltivare ai pazienti e anche un centro estetico dove le donne malate hanno la possibilità di prendersi cura del loro corpo. “Nella giornata mondiale dell’Alzheimer – spiega Marco Zummo – abbiamo voluto organizzare questo incontro perché siamo stati i primi ad utilizzare questo metodo, e adesso siamo orgogliosi dei risultati positivi ottenuti. Purtroppo la malattia è in crescita, sono infatti oltre cinquantacinque mila i casi registrati in Sicilia e l’aspetto più preoccupante è che l’Alzheimer colpisce anche in età giovanile, abbiamo infatti avuto in struttura casi anche di cinquantenni”.
“L’obiettivo -spiega la dottoressa Scalisi- è il benessere del paziente perché solo così si eliminano quelle condizioni di stress che portano all’aggressività nel paziente, evitando così la terapia farmacologica e migliorando la qualità della vita dei malati. Su questo fronte -conclude la Scalisi- abbiamo promosso anche altri progetti, come la musicoterapia e altri ai quali stiamo lavorando, tutti concepiti per garantire il più totale relax ai pazienti perché convinti che la riabilitazione è importante non solo dal punto di vista fisico ma soprattutto psicologico”.
L’incontro si è concluso con l’esibizione del Conservatorio Bellini.